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Le Lecce dell'Ebro

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Ogni anno cerco di ritagliarmi una o due settimane da dedicare completamente ad una pesca specifica, un momento speciale che condivido con gli amici di sempre, compagni fidati di mille avventure e pescate. È una tradizione che ormai fa parte della mia vita: un'occasione per staccare dalla routine, esplorare nuovi ambienti e mettersi alla prova in contesti spesso lontani da quelli abituali (non in questo caso).

Lo scorso anno la nostra scelta è ricaduta su una delle mete più affascinanti per molti appassionati del settore: le foci del fiume Ebro, in Spagna. L'obiettivo era ben preciso: tentare la cattura della leccia amia, attratti dai numerosi racconti, post e video che immortalavano grossi esemplari prelevati proprio in quella zona. Eravamo entusiasti e carichi di aspettative. Ci immaginavamo acque popolate da grandi quantità di pesci, in particolare da carangidi meno diffidenti nei confronti degli artificiali rispetto a quelli delle nostre zone abituali, ormai "istruiti" e diffidenti per via della pressione di pesca costante.

Le premesse, però, si sono scontrate presto con una realtà ben diversa.

Nei primi giorni del viaggio abbiamo deciso di concentrarci su tratti di spiaggia in cui il fondale scendeva rapidamente, puntando su artificiali di dimensioni generose. In particolare, abbiamo impiegato grossi walking the dog come l'Amazon SW di Evergreen, oppure stickbait importanti come il Marino 180 di D-Claw, perfetti per stimolare predatori di taglia. Ma i risultati sono stati modesti: a parte qualche serra di bella misura e un paio di inseguimenti da parte di lecce, non abbiamo ottenuto le risposte che ci aspettavamo.

Nei giorni successivi il meteo ha iniziato a peggiorare. Il vento è aumentato sensibilmente, alzando onde tali da rendere la pesca da riva praticamente impossibile. Nonostante la delusione, abbiamo deciso di non mollare: ci siamo spostati all'interno del fiume, dove le condizioni erano più gestibili, con la speranza che qualche esemplare si aggirasse anche lì. Ma neppure in quel contesto siamo riusciti a vedere o sentire la presenza delle lecce. In compenso, sono arrivati altri serra, alcuni anche di taglia interessante, che ci hanno quantomeno risollevato un po' il morale.

Con il maltempo che continuava a condizionare pesantemente le nostre uscite e i risultati sempre più deludenti rispetto alle aspettative, abbiamo deciso di prenderci una giornata di "pausa" dalla nostra missione principale. Abbiamo così optato per un cambio radicale di tecnica: utilizzando attrezzatura leggera, ci siamo dedicati alla ricerca delle orate all'interno della laguna. Confesso che all'inizio nutrivo diversi dubbi su questa disciplina, ma una volta in pesca ho scoperto una tecnica divertente, raffinata e molto tecnica, che ci ha regalato momenti di grande soddisfazione. 

Ma la voglia di catturare la tanto desiderata leccia non si era certo spenta. L'ultimo giorno abbiamo deciso di giocarci il tutto per tutto. Abbiamo noleggiato due barche con l'obiettivo di perlustrare ogni centimetro della foce, cercando di massimizzare le possibilità in quello che era ormai il nostro "ultimo tentativo". Le condizioni non erano favorevoli: onde alte, vento teso e mare agitato hanno reso l'inizio della giornata molto complicato, con l'ennesimo nulla di fatto.

Poi, quasi come per magia, tutto è cambiato. Verso l'ora di pranzo il vento è calato bruscamente e, in pochi minuti, il mare si è placato completamente. Una finestra perfetta, tanto inaspettata quanto preziosa. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte: ci siamo spinti subito un po' più al largo, sfruttando il momento di calma.

Ed è stato proprio in quel momento, quando ormai le speranze erano ridotte al minimo, che è successo ciò che tanto desideravamo: ho sentito un attacco deciso, violento. Dopo un combattimento entusiasmante, sono riuscito a portare a bordo un bellissimo esemplare di leccia amia. L'emozione era alle stelle. Non avevo nemmeno fatto in tempo a realizzare quanto accaduto, che anche il mio compagno di barca ha avuto la sua occasione: una seconda leccia, di dimensioni simili, ha abboccato e, dopo una bella lotta, è stata portata anch'essa a bordo. Una foto veloce per immortalare il momento e poi entrambe le lecce sono tornate libere in mare.

In quel momento, abbiamo davvero avuto la sensazione di essere arrivati in una sorta di "terra promessa" per questa tipologia di pesca. Ma è stata una conquista sofferta, guadagnata a caro prezzo in condizioni tutt'altro che semplici. Il meteo avverso, i pesci diffidenti, i lunghi momenti di silenzio e frustrazione: tutto sembrava remare contro di noi.

Eppure, proprio da quelle difficoltà sono nati alcuni dei momenti più belli ed emozionanti del viaggio. La pesca è anche questo: sapere resistere, adattarsi, avere pazienza. E alla fine, se si è disposti a insistere, il mare sa ricompensarti. 

Post spawn, super periodo ma non scontato!
In cerca della regina dei torrenti

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